Renato Birolli. Dalla matita al pennello

Una mostra a cura di Viviana Birolli e Paolo Rusconi

31 marzo – 11 giugno 2023

Inaugurazione 30 marzo, ore 18

Casa Museo Boschi Di Stefano, via Giorgio Jan 15, Milano

Scuola di ceramica, piano terra

Il mio quadro all’inizio è come un seme

Un viaggio alla riscoperta del percorso creativo di Renato Birolli attraverso più di sessanta opere, in un dialogo tra ricerca grafica e sperimentazione pittorica: dalla matita al pennello, dalla carta alla tela, dalle arcadie inquiete di Eden e Caos ai celebri Incendi delle Cinque Terre.

Dal 31 marzo all’11 giugno 2023, Casa Museo Boschi Di Stefano dedica, negli spazi della Scuola di ceramica, una mostra al pittore veronese Renato Birolli (1905-1959). Protagonista della pittura italiana del Novecento, Birolli ha segnato tre decenni del dibattito artistico italiano con la sua opera pittorica e la sua attività critica.

La mostra

Renato Birolli. Dalla matita al pennello, a cura di Viviana Birolli e Paolo Rusconi, ripercorre attraverso più di sessanta opere l’intera traiettoria creativa dell’artista, concentrandosi sul rapporto tra grafica e pittura, con particolare attenzione al ruolo del disegno: dalla figurazione trasognata e visionaria degli anni Trenta all’astrattismo gestuale di matrice naturalistica degli Incendi degli anni Cinquanta, dalle prime mostre milanesi alla consacrazione internazionale.

La mostra si articola in quattro nuclei tematici principali, organizzati lungo l’asse cronologico: la “linea poetica” degli anni della reazione ai dogmi pittorici novecentisti e di regime (1930-1937); la “linea politica” degli anni di “Corrente” e della Resistenza (1938-1946); “forma-colore” e “materia-energia” degli anni del Fronte Nuovo delle Arti, del Gruppo degli Otto e del lirismo astratto dominato dal magistero del colore (1950-1959). Le quattro sale dell’esposizione rappresentano quindi altrettante tappe della storia e del percorso creativo di un artista e pensatore poliedrico che fu e restò sempre “un pittore fino nei denti, con che vorrei mangiare tutto”.

Dalla carta alla tela

L’accostamento di oli su tela e di opere su carta (disegni, inchiostri, pastelli, acquerelli) offre una prospettiva inedita di lettura della parabola del pittore e una chiave d’accesso privilegiata all’intimità del suo atelier: dalla matita al pennello, dalla carta alla tela. Se dell’artista è infatti nota l’acuta sensibilità cromatica che ne contraddistingue la ricerca pittorica, meno conosciuta è l’importanza del disegno e della grafica: la sperimentazione grafica riveste nondimeno un doppio ruolo cruciale, di esplorazione del reale e di prospezione plastica, lungo l’intero iter creativo del pittore.

Il tessuto cromatico denso dei pastelli del 1935 (Figure nel bosco) e il tratto nervoso dei gruppi di figure dei disegni del 1936 (Studio per la vita felice; Gli uomini che giocano con la luna) prefigurano il dissolversi della linea nel dinamismo del colore di Eden e Caos (n. 2), entrambe del 1937. Le cromie secche e brutali dei Disegni della Resistenza (1944) accompagnano i ritratti “contadini” degli anni Quaranta, testimonianze della quotidianità del pittore nelle campagne lombarde ma anche denunce della brutalità della guerra. I rapidi tratti d’inchiostro acquarellato dei pescatori e delle pescatrici di Porto Buso (1950) e Bocca di Magra (1951) sono invece il primo “presagio di forma” delle “storie di terra e di mare” che trovano un’eco internazionale alla Catherine Viviano Gallery di New York (1951, 1955, 1958).

La collezione Boschi Di Stefano

Renato Birolli. Dalla matita al pennello si inserisce nel percorso di ricerca e valorizzazione della collezione Boschi Di Stefano e dei suoi protagonisti. Una straordinaria occasione per scoprire un corpus ancora poco noto di opere grafiche provenienti da collezioni private in dialogo con i dipinti della raccolta solitamente non esposti, come Eden del 1937, il Ritratto di Quasimodo del 1941, Gallo morto del 1942, Contadino e Contadino che mangia l’anguria, entrambe del 1944.

Antonio Boschi e Marieda Di Stefano hanno infatti seguito con interesse la carriera di Birolli fin dagli esordi, come testimoniano anche le quattro opere degli anni Trenta incluse nel percorso permanente della Casa Museo: Paesaggio urbano, Eldorado, Le grandi mistiche e Caos (n. 2).

Per l’occasione, Caos (n. 2) lascerà la quadreria allestita nella Casa Museo per essere eccezionalmente esposto nella Scuola di ceramica e sarà sostituito da L’età felice, un’opera solitamente custodita nei depositi.

Grazie alla generosità dell’Archivio Renato Birolli, il percorso di visita è completato da un corredo fotografico e da risorse documentarie accessibili online.

Scarica il comunicato stampa della mostra

Renato Birolli - Dalla matita al pennello